Il Genio di Palermo è il nume tutelare della città complementare a Santa Rosalia, protettrice della città, ed è raffigurato come un uomo maturo dalla barba divisa, incoronato e abbracciato ad un serpente che si nutre al suo petto.
In tutta la città ne esistono diverse rappresentazioni, di cui sette sono sculture (due delle quali sono fontane), due dipinti in affresco (uno di questi opera di Vito D’Anna) e un’altra è un mosaico posto all’ingresso Cappella Palatina.
Il Genio è emblema di Palermo, personificazione della città, e simbolo dei suoi abitanti, di ogni origine o appartenenza etnica, culturale, religiosa e sociale. Probabilmente le sue origini sono pre-romane, ma non esiste una mitologia accurata sull’archetipo di questa leggendaria e misteriosa divinità protettrice, la cui origini e simbologie sono incerte.
La simbologia del serpente, ambigua e polivalente, potrebbe avere più di un significato: esso è infatti tradizionalmente associato alla terra e all’acqua, alla fertilità, alla rinascita e al rinnovamento, l’animale è inoltre simbolo di prudenza, antagonista del sole, e portatore di conoscenza associata alla forza fisica.
Nella letteratura disponibile l’archetipo del serpente nutrito dal Genio è indicativo di rinnovamento e trasformazione creativa e dei rapporti con gli stranieri che nel corso della storia della città, tra passaggi e conquiste produssero a Palermo e in Sicilia traffici, scambi, rimescolamenti e trasformazioni culturali.
Oltre al serpente, gli attributi del Genio sono la corona, il cane e lo scettro, gli ultimi due compaiono per la prima volta con il Genio di Villa Giulia e poi nel mosaico della Cappella Palatina. Sia il serpente che la corona, lo scettro e il cane sono attributi di Asclepio, il cui serpente era simbolo di rinnovamento.
La statua più famosa del Genio è quella che si trova in piazza della Rivoluzione che durante i Moti del 1848 diventò il simbolo del desiderio palermitano di libertà ed emancipazione dal dominio borbonico: in quel periodo il popolo in rivolta si radunava intorno alla statua, ammantata per protesta del tricolore.
La rappresentazione del Genio meglio conservata, e sicuramente la più maestosa ed elegante, è quella in marmo di Carrara della fontana del Marabitti a Villa Giulia, di cui vi avevamo già parlato qui. La riproduzione di questa statua, risalente al 1778, è stata utilizzata anche sulle banconote da 500 e 1000 lire emesse alla fine dell’Ottocento dal Banco di Sicilia.
Molto più antico (del 1483) è “Palermo ‘u grandi”, ossia Palermo il Grande, conosciuto meglio come il Genio della Vucciria, opera di Pietro de Bonitate che si dice sia stata commissionato dai mercanti stranieri già presenti con le loro attività all’interno del mercato in segno di riconoscenza verso una città così accogliente.
La foto dell’articolo è un’opera su tela del Tatuatore Palermitano Boink