Palermo fu fondata come città-porto dai coloni Fenici di Tiro (l’odierno Libano) tra il VII e il VI secolo a.c. che scelsero come luogo d’insediamento la zona attualmente occupata dalla cattedrale e da villa Bonanno.
Prima dei Fenici Palermo era già frequentata dai Sicani nel terzo millennio, dai Cretesi nella seconda metà del secondo millennio, dagli Elimi intorno al primo millennio e dai Greci intorno al 700 a.C. ma è proprio con loro che la città divenne capitale del Mediterraneo.
Alla città fu dato il primo nome di Mabbonath, che in fenicio significa “alloggiamenti”, cioè città abitata e ben presto divenne il più importante centro del cosiddetto triangolo fenicio, comprendente Mozia e Solunto.
Succesivamente il nome della città divenne ZYZ dalla conformazione della città che tagliata in due di fiumi Kemonia e Papireto ricordava la forma di un fiore.
La Paleapolis fu la parte più antica che sorgeva dove oggi è ubicata la cattedrale di Palermo, e all’interno risiedevano gli edifici direzionali e gli edifici pubblici.
La Neapolis invece fu la porzione che venne aggiunta solo successivamente e all’interno di essa era presente il fitto tessuto edilizio e residenziale diviso in grossi insulae. La Neapolis rappresentò la naturale espansione della città verso il mare ed in pochi anni si ingrandì più del doppio.
ZYZ era un immenso porto naturale al riparo dalle intemperie e dagli attacchi e lo storico greco Diodoro Siculo raccontò che 3000 navi cartaginesi si rifugiarono per tre giorni nel porto di Palermo per riparare dei danni subiti nel corso di una traversata del Mediterraneo. Questo racconto ci fa capire la grande quantità di navi che la città riusciva a contenere e il breve lasso di tempo in cui riusciva a ripararle. Si ipotizza che nel III secolo a.C. la città contasse oltre 30.000 abitanti all’interno delle mura.
Con l’insediamento dei fenici nacque inoltre “la città dei morti” la Necropoli, un luogo sacro dove furono seppelliti i defunti e rinvenuta all’interno della caserma dei Carabinieri vicino piazza Indipendenza.
Le attività all’interno della città erano numerose e le risorse notevoli. L’agricoltura e l’allevamento erano molto diffusi e costituivano la principale fonte di sostentamento della popolazione; la pesca e la caccia erano attività molto praticate e si svolgevano presso le acque stagnanti e lagunari dell’estuario dei due fiumi. I boschi vicini, altresì, fornivano ottimo legname per la costruzione delle case, degli arredi, degli utensili, degli attrezzi agricoli, per la riparazione del naviglio e per alimentare le fornaci utilizzate per la produzione di ceramica o di pasta di vetro. Da sottolineare anche la lavorazione dell’argilla che ricavata dalle numerose cave veniva usata per produrre ceramica ad un solo colore e talvolta decorata.
La città rimase sotto il controllo dei Cartaginesi fino alla prima guerra punica (264-241 a.C) a seguito della quale la Sicilia venne conquistata dai Romani. Palermo fu al centro dei principali scontri fra Cartaginesi e Romani fino al 254 a.C., data dell’assedio romano.
Dopo la conquista da parte dei Romani, la città cambiò nome in Panormus, trascrizione latina del nome greco Panormos (tutto-porto). La popolazione fu resa schiava e costretta al tributo di guerra per riscattare la libertà.