Nata nel 1873, Franca Florio era figlia del barone Pietro Jacona di San Giuliano e di Costanza Notarbartolo di Villarosa, famiglia discendente dai grandi viceré spagnoli. Donna di straordinaria cultura (sapeva parlare fluentemente tedesco, francese e inglese) e tempra; aveva un fascino tipicamente siciliano dai capelli scuri e la carnagione olivastra, in un’epoca in cui sintomo di bellezza era invece considerato un incarnato perlaceo, per ottenere il quale Franca si sottopose a costosissimi e dolorosissimi trattamenti come il farsi porcellanare il viso con un trattamento con smalto liquido.
Dopo un lungo corteggiamento da parte di Ignazio, mal visto dalla famiglia Jacona di San Giuliano, per via delle sue numerosissime scappatelle, l’unione tra i due avvenne l’11 febbraio 1893 e Franca fa così il suo ingresso nella famosa Villa all’Olivuzza, dove già abitavano in un’altra ala della casa la suocera, Giovanna D’Ondes e il piccolo cognato Vincenzo.
Nell’ultimo scorcio di secolo la vita di società dei due coniugi Florio risplende e attira a sé le più grandi personalità d’Europa come il Kaiser Guglielmo II insieme all’imperatrice Augusta Vittoria, ma anche scrittori, poeti, da Maupassant a Wagner, da Puccini a D’Annunzio(Donna Franca amava le sue opere e i suoi consigli, ma lo preferì sicuramente come amico per la vita piuttosto che come amante temporaneo) e Oscar Wilde (che non fu visto affatto di buon occhio per la condanna per sodomia). Anche l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe si era innamorato di lei e un giorno, durante una visita a Vienna, le fece un regalo molto particolare: non un gioiello, ma una tromba d’automobile, regalo insolito, ma quando l’automobile di donna Franca passava per le strade di Vienna, al suono della tromba tutti si fermavano come atto di rispetto e di riverenza pensando fosse l’imperatore, e invece passava donna Franca che godeva così dei saluti e del rispetto dei soldati e di tutti i passanti.
Ogni apparizione pubblica di Donna Franca che ben presto verrà appellata come Regina di Palermo, viene annotata dalle cronache mondane dell’epoca, ricordiamo che al Teatro Politeama ad esempio, andavano in scena delle prime assolute come la Manon Lescaut di Puccini e della Boheme di Giacomo Puccini. Si narra inoltre che una sera, alla Scala di Milano, Arturo Toscanini volse per un attimo le spalle all’orchestra mentre era in corso un applauso, per dirigere il suo inchino verso un palco tra tanti: vi era entrata Franca Florio.
La Regina di Palermo era una donna di gran classe, vestiva dal sarto parigino Worth ed amava i gioielli, ma aveva anche dei gusti un po’ bizzarri, nella sua casa infatti teneva in libertà due scimmiette e due cercopitechi chiamati Fitty e Fufi molto dispettosi.
Il matrimonio comunque conobbe anche la crisi: Ignazio non aveva perso l’abitudine di corteggiare le donne; Franca era ovviamente a conoscenza di tutto, ma “I panni sporchi si lavano in famiglia” usava dire e pare che mai abbia fatto scenate di gelosia o dato adito a chiacchiere e il 9 aprile 1898, nasceva il quarto Ignazio Florio, Baby Boy. Poco tempo dopo, è ospite dei Florio, il pittore Giovanni Boldini, famosissimo per i suoi ritratti femminili, tra i quali il quadro di Donna Franca che Ignazio tuttavia non gradì trovandolo eccessivamente seducente; la Regina di Palermo veniva ritratta con un maestoso abito di velluto nero con una profonda scollatura a V ornata dalla famosa collana di perle, enorme vanto della famiglia: contava difatti 365 perle di ottima fattura, tali, si dice, da provocare le invidie della Regina d’Italia. Dopo il crollo dei Florio, il ritratto finì nella mani della famiglia tedesca Rothschild, nel 2006 torna in Sicilia nella Villa Igiea e oggi dopo essere stato messo all’asta è stato acquistato dai marchesi Berlingheri di Palermo.
Il 19 dicembre 1900 si inaugura Villa Igiea, un albergo di gran fasto che sorge alle falde del Monte Pellegrino e che ancora oggi è uno degli hotel più lussuosi d’Italia. L’edificio, nato sul finire dell’Ottocento come abitazione privata, fu acquistato dai Florio e affidato alle cure dell’architetto del Liberty palermitano, Ernesto Basile, nonché alle maestranze di Ducrot e di Ettore Maria Bergler. Tutto concorreva al suo porsi come luogo d’incontro per l’alta società internazionale: un ampio salone delle feste, il fumoir, la sala lettura, la sala da the, i salottini per le signore, la grande sala da pranzo, nonché i grandi terrazzi panoramici che danno sul golfo di Palermo, i viali percorsi da palme, i tempietti. L’inaugurazione fu forse l’apice della Belle Epoque isolana, e un evento di portata internazionale al quale presenziarono le testate giornalistiche più importanti del mondo, dal New York Times, passando per Le Figaro, fino al Daily Mail.
Tuttavia, cominciarono i dissesti: lo Stato Italiano, secondo la politica Giolitti, tagliò le convenzioni alla Società di navigazione Florio, decidendo di concentrarsi sul porto strategico di Genova. Ignazio, perseverando nel tentativo di riammodernare e ampliare i cantieri navali della sua città, investì nell’opera l’intero capitale dei Florio, portandolo, in pochi anni, ad un progressivo disfacimento del suo impero e all’assorbimento da parte delle banche delle proprietà. Inutili furono i tentativi di riaprirsi la strada con nuove iniziative imprenditoriali.
A peggiorare il clima di casa Florio, infine, intervennero anche i lutti di due dei suoi figli. Perduti gli immobili ed i gioielli, Franca morì con dignità, ma fra gli stenti, nel 1950.
Ancora oggi di una bella donna si dice: E CCU E’? FRANCA FLORIO?